Monastero Trappiste di Vitorchiano |
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Descrizione dell'azienda |
Siamo una comunità dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza (meglio conosciuto come Ordine Trappista) e apparteniamo a quel movimento monastico che dal sesto secolo, seguendo la Regola di San Benedetto, evangelizzò e promosse lo sviluppo dell’intera Europa. L’Ordine Cistercense nacque nel 1098, a Cîteaux (Francia), dove alcuni monaci di Molesme (abbazia benedettina) vollero costruire un nuovo monastero per impegnarsi a vivere con più autenticità e purezza la Regola di san Benedetto. S. Roberto, S. Alberico, S. Stefano ne furono i fondatori e i primi abati.
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22 aprile 2021
Beata Maria Gabriella
Inizio della Casa Annessa S. Maria alle Acque Salvie (Roma).
Di seguito le parole di Md. Rosaria, Badessa di Vitorchiano, in occasione della partenza del primo nucleo: md. Martha superiora nominata, sr. Renza, sr. Daniela.
Oggi con la protezione della Beata Maria Gabriella si parte per dare inizio alla Casa Annessa alle Acque Salvie (presso il monastero delle Tre Fontane, Roma ndr.).
Il luogo dove andiamo è un luogo benedetto, particolarmente caro a noi cistercensi.
Il monastero delle Tre Fontane fu dato a San Bernardo da Papa Innocenzo II intorno al 1140. Nel 1138 San Bernardo ebbe lì la visione delle anime del Purgatorio che salivano al Cielo condotte dagli Angeli da cui viene il nome di “Santa Maria Scala Cœli” della chiesa che si trova accanto alla chiesa abbaziale.
Terra cistercense quindi, terra visitata dalla Madonna, che lì vicino si è mostrata come Vergine della Rivelazione, ma prima ancora terra di martiri: infatti non solo il grande San Paolo ha versato lì il suo sangue, ma nello stesso luogo, circa 2 secoli dopo, più di 10.000 soldati cristiani furono uccisi, perché preferirono il sacrificio della vita pur di non rinnegare Cristo.
La parola sacrificio per Cristo è quindi la prima parola che ci viene da questo luogo.
Anche a noi oggi è chiesto un sacrificio: innanzitutto è chiesto alle 5 sorelle che formeranno la comunità delle Acque Salvie, ma anche alle nostre comunità, perché sappiamo cosa abbia significato per Gedono (Monastero in Indonesia, ndr.) salutare md. Martha (badessa emerita, ndr.), per Valserena (Monastero in Toscana, ndr.) lasciare partire Renza, per Matutum (Monastero nelle Filippine, ndr.) Vera, per noi la nostra Daniela e immagino che anche per le sorelle di Quilvo (Monastero in Cile, ndr.) non sarà facile lasciare partire Mariangel.
Ma che cosa rende non solo possibile, ma anche lieto il sacrificio? Mi sembra che due siano le dimensioni interiori che rendono lieto il sacrificio. Una dimensione, più femminile, è la disponibilità, l’apertura umile e passiva, di chi lascia disporre di sé e non si sente degna, anzi si sente onorata d’esser chiamata a servire il disegno di Dio. La Beata Maria Gabriella è un segno luminoso di questa disponibilità sponsale, che si accompagna in lei anche alla seconda dimensione: la fierezza vigorosa ed attiva, di chi impegna tutto sé stesso fino in fondo per l’Amore che ci ha amati e ha dato sé stesso per noi. Quel vigore che nasce dalla coscienza della propria debolezza e che fa dire a San Paolo: “ciò che poteva essere per me un guadagno lo considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo”(Fil 3,8). E lo vediamo affrontare i pericoli del mare, le prigionie … in questo tempo pasquale la testimonianza sua e della Chiesa degli inizi inietta anche nel nostro povero e languido sangue questa energia. Ecco, la letizia del sacrificio ha queste due dimensioni profonde e connesse: non c’è l’una senza l’altra.
E la vediamo nei martiri, nella Beata Gabriella, la vediamo in tutti i Santi che in maniere diverse hanno vissuto il dono di sé: solo la carità, solo l’amore a Cristo e ai fratelli può rendere lieto il sacrificio. Infatti il sacrificio se non è gioioso, ma è solo sopportato, diventa forzato e al fondo sterile.
All’inizio di questo progetto della Casa Annessa delle Acque Salvie c’è un desiderio di vita: che la comunità dei fratelli delle Tre Fontane viva.
Questo è lo scopo di questo progetto così nuovo e per tanti aspetti ancora indefinito. Da questo desiderio si è messa in moto in questi anni tutta una ricerca e una serie di tentativi che, a poco a poco, ci hanno portate a questa ipotesi della Casa Annessa.
Anche se la responsabilità è assunta da Vitorchiano, questo progetto nasce da una collaborazione. Da sole non saremmo state capaci e certo non ne avremmo avuto le forze, ma la comunione tra le case della nostra filiazione ci ha aperte ad un ascolto dei segni che mano a mano il Signore dava.
La seconda parola è dunque ascolto. Dobbiamo restare dentro un ascolto, perché la novità dell’impresa non ci permette di fare progetti, dobbiamo restare aperte a quello che lo Spirito ci indicherà, dentro una collaborazione tra noi e con i fratelli e dentro una tensione comune alla vita e una disponibilità.
La terza parola è gratuità. Nell’esperienza che abbiamo fatto con le nostre fondazioni abbiamo visto come ogni nuovo inizio richieda la gratuità del dono di sé, ma questa impresa delle Acque Salvie richiede ancora di più una libertà dall’esito. Non sappiamo se questo tentativo riuscirà, non sappiamo quanto durerà, nessuna delle 5 sorelle poteva immaginare che la propria vocazione l’avrebbe portata a questo. Questa chiamata alle Acque Salvie giunge per ognuna di voi 5 in un momento preciso della sua storia e del suo cammino e, nella misura in cui l’accoglierete come approfondimento della vocazione, sarà fermento di vita.
Che Dio lo voglia e che la comunità maschile possa rivivere. Questo è lo scopo del vostro dare la vita: che altri vivano.
In tutto questo ci è di esempio la Beata M. Gabriella:
- per lei tutta la vita è stata approfondimento della vocazione ricevuta anche se questo è avvenuto in maniera diversa da come forse immaginava.
- Il suo sacrificio è stato lieto: “Ho fatto un grande atto di abbandono nelle mani del Signore e il cuore e l’anima mia si sono trovati immersi in una profonda pace, in grande letizia”.
- Ha dato la sua vita per amore all’unità e oggi intercede in maniera particolare per la causa della vita, sia ottenendo il dono dei figli per tanti sposi che li desiderano, sia donandoci nuove vocazioni. Unità e vita sono proprio le due grandi sfide di questa collaborazione tra noi e con i fratelli.
Questa è l’eredità che ci è stata consegnata, questa è la missione che tutta la filiazione vi affida.
Per tutte voi c’è una lotta nel pronunciare questo sì, ma è proprio questo il combattimento della fede, il combattimento che edifica dall’interno noi stesse e la Chiesa.
La beata M. Gabriella non aveva un progetto, un’idea particolare di santità, si sarebbe spaventata se qualcuno le avesse prospettato il futuro che l’attendeva.
Ha ricevuto la sua vocazione particolare restando in un’appartenenza, una verità, una disponibilità, un abbandono. È questo che le ha permesso di rispondere alla domanda più precisa di un dono di sé.
Per custodire veramente la vita bisogna darla, e molto concretamente … Infatti, l’amore in astratto non avrà mai forza nel mondo, se non affonda le sue radici nella comunità concreta.
Oggi quindi nell’inviarvi, vi diciamo già grazie e vi affidiamo all’intercessione della Madonna, della Beata M. Gabriella e dei tanti Santi legati alle Tre Fontane, perché il vostro e nostro dono sia lieto e fruttuoso per il bene dei fratelli, nostro e di tutta la Chiesa.
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