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La Pasqua nella Tuscia



La Pasqua coincide con la Primavera
e dunque con la rinascita della natura, un momento che, in un passato abbastanza recente, rivestiva una straordinaria importanza nell’ambito della vita rurale. E non è un caso se in un territorio come quello della Tuscia, in cui il lavoro della terra ha saputo mantenere un’importanza altrove andata perduta, la festività pasquale è tutt’oggi accolta in modo davvero speciale. L’attaccamento alla propria terra, che deriva dall’indiscussa vocazione agricola del Viterbese, rende infatti i suo abitanti ancora assai legati alle tradizioni contadine (con i loro detti e proverbi popolari) e alle ricorrenze religiose che, come la Pasqua, uniscano elementi religiosi ad elementi più pratici, vale a dire il risveglio della natura con i suoi frutti tanto attesi.


 



Del resto, nella patria degli antichi Etruschi da sempre il sacro e il profano convivono perfettamente, così dal non poter scindere mai la preghiera dal festeggiamento, il raccoglimento dallo spettacolo: e così, assieme ai numerosi presepi viventi del periodo natalizio e all’incredibile processione della Macchina di Santa Rosa a Viterbo, le rappresentazioni viventi della Passione di Cristo, anch’esse assai diffuse nei borghi e nelle cittadine della provincia, vanno ad arricchire un “campionario” veramente unico. Nella cornice suggestiva dei piccoli e caratteristici centri storici, d’aspetto ora medievale, ora rinascimentale, ora seicentesco, prende vita la riproduzione di tutti i momenti del drammatico calvario del Cristo, culminante nella commovente Crocifissione. Allo stesso modo dei presepi viventi, abbondante è la partecipazione di figuranti in costumi d’epoca, nonché la partecipazione della popolazione locale e quella, ogni anno crescente, degli esterrefatti turisti. D’altro canto, con l’arrivo del bel tempo e delle giornate più lunghe, con l’esplosione della primavera e dei suoi colori, i paesaggi agricoli e naturali della Tuscia (spesso tutelati da parchi e riserve) si arricchiscono di sfumature magiche: la Pasqua si configura allora come un’occasione a dir poco ghiotta per visitare luoghi splendidi e allo stesso tempo per assistere a spettacoli indimenticabili. Le innumerevoli rievocazioni della Passione di Cristo si svolgono più o meno il giorno del Venerdì Santo, e si caratterizzano per l’essere non semplici processioni, ma vere e proprie commemorazioni in costume. Nella Provincia di Viterbo, sicuramente la più antica processione è quella di Orte, vivace cittadina dalle remote origini, situata nella Valle del Tevere e già arricchita da svariate manifestazioni storico-culturali durante l’arco dell’anno. La Processione del Venerdì Santo di Orte, che da alcuni documenti si evince risalga addirittura al XIII secolo, è ancora oggi svolta seguendo rigorosamente la tradizionale forma originaria: la processione, che lo storico Lando Leoncini definiva nel Seicento «pietosa et bella», è condotta dalla Confraternita di Santa Croce, i cui membri, vestiti di sacco bianco, trasportano il Cristo morto in una bara; lo storico Gioacchini, dei giorni nostri, ha affermato che se gli ortani del ‘200 tornassero ai nostri tempi nelle loro case, forse non riconoscerebbero più Orte ma proverebbero la stessa commozione nel vedere la Processione del Venerdì Santo. A Montefiascone, oltre cento figuranti sfilano in costume d’epoca, rappresentando la Passione che terminerà con la struggente scena della Crocefissione. Giunti nella cittadina del vino “Est!, Est!, Est!”, si consiglia inoltre di percorrere la “Via del Vino”, con i suoi vigneti affacciati sul lago, che in parte ricalca il tracciato della Via Francigena, strada che nel Medioevo era percorsa dai pellegrini provenienti dalla Francia e dall’Europa e diretti a Roma. Ad Arlena di Castro, in piena Maremma, la rievocazione del Passione è davvero particolare e curato sotto ogni aspetto: qui, accanto alle magnifiche scenografie che creano un’atmosfera magica, è da segnalare la presenza di oltre 100 figuranti, tra cui i soldati romani, i sacerdoti ebrei e i ladroni; vengono ricevocati tutti gli ultimi momenti della vita del Cristo, dall’Ultima Cena, all’arresto, ai festeggiamenti gioiosi della Resurrezione.


 


Ci spostiamo quindi nell’Agro Falisco, a Castel Sant’Elia, dove la processione è caratterizzata da una pittoresca fiaccolata e da una banda musicale che suona canti funebri, mentre il Cristo procede con le catene e con la croce sulle spalle, nell’oscurità della natura circostante e nel silenzio degli astanti. Più a Nord, invece, a Bagnoregio, la rievocazione lascia lo spazio ad una processione probabilmente d’origine seicentesca, legata ad una curiosa tradizione popolare di rivalità con la Civita. A proposito, si tratta di un’occasione speciale per visitare «la città che muore», già protagonista peraltro di uno dei presepi viventi più spettacolari della Tuscia: anche perché il risveglio della natura, con i suoi colori vivi e risplendenti, renderà ancor più incantevole lo scenario della Valle dei Calanchi, con la possibilità di effettuare magnifiche passeggiate. Come dicevamo, quelli citati sono soltanto alcuni degli eventi a carattere religioso che il periodo pasquale offre nella Tuscia, tant’è che quasi tutti i centri della provincia organizzano una propria manifestazione. Tra gli altri eventi, vale la pena di ricordare almeno le processioni che si svolgono a Soriano nel Cimino, Ischia di Castro, Marta, Faleria,Tuscania, Tarquinia, Grotte di Castro, Ronciglione, Villa San Giovanni in Tuscia, Carbognano, Oriolo Romano, Bassano Romano, Fabrica di Roma, Caprarola, Vejano, Canino e Bassano Romano, ecc…: la quantità talmente elevata di queste manifestazioni legate alla Pasqua denota insomma un’eccezionale devozione e partecipazione, come se Gesù fosse morto e risorto in ognuno di questi borghi, che diventano la cornice ove la Passione e la Resurrezione rivivono rispettivamente nel dolore e nella gioia. Al di fuori dei classici festeggiamenti della Pasqua, vale la pena infine di ricordare il pellegrinaggio che si svolge a b>Blera il giorno di Pasquetta: si tratta di un’antica tradizione, per cui i fedeli, tra preghiere e canti liturgici, si portano in massa alla cosiddetta “Grotta di San Vivenzio”, una suggestiva cavità che si vuole abitata nel Medioevo dal Santo e cui sono legate numerose leggende. Ma la Pasqua si presenta come una festività ricca anche dal punto di vista culinario: da non dimenticare che se il venerdì e il sabato santi sono giorni di digiuno ed astinenza, i giorni di Pasqua e Pasquetta sono una tradizionale festa per il palato; e nella Tuscia quale pietanza migliore della famosa Pizza di Pasqua, dolce tipico tramandato da madre in figlia assieme alla batteria di pentole di rame, quasi fosse una formula magica per la felicità? Non meno importanti, poi, sono i prodotti “di stagione” (tra cui spiccano i carciofi di Orte e Tarquinia, gli asparagi verdi di Canino e Montalto di Castro e le patate dell’Alto Viterbese), che nei caratteristici ristoranti locali vengono combinati – assieme ad altri ingredienti genuini - per la preparazione di svariate e succulente ricette tipiche (simpatiche le Fregnacce di Viterbo). E allora, approfittando dei giorni festivi e dei tanti eventi proposti, suggeriamo di godere dello splendore che la Primavera porta in questa terra per vivere una Pasqua diversa, magari soggiornando in uno dei tanti accoglienti agriturismi o bed & breakfast della zona e assaggiando i frutti della sana cultura contadina. Cuore ed animo vi ringrazieranno.



Testi a cura di Daniela Cortiglia e Luca Bellincioni

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